Merci Apondi Obiero, pesista keniana, si è piazzata al 13esimo posto, nella categoria fino a 69 kg: pessimo risultato, ma la potenza sua e di questa immagine pazzesca (Vanda Biffani è un’artista vera) mi obbligano a mostrarvela, a eleggerla “atleta-copertina virtuale” di Rainbow Football, per oggi (anzi, per ieri). “Virtuale” perchè, anche se confesso di averci provato, è ovvio che non possa rubare la fotografia. Guardatela, però, perchè ne vale davvero la pena.
Pessima giornata anche per il basket africano, con la Nigeria sconfitta dalla Lituania (72-53) e con la Tunisia -campione continentale in carica- che subisce lo tsunami a stelle e strisce: il 110-63 finale lascia ben pochi dubbi (Luca Chiabotti, per Gazzetta.it: “se per i tunisini è stata comunque un’esperienza di vita, gli Stati Uniti sono i primi che non vedevano l’ora finisse”). Per le statistiche: la migliore e la peggiore prestazione di un’africana contro gli USA restano dell’Angola, con il -21 di Pechino e il -68 di Barcellona ’92.
Chiudiamo con una buona notizia: il sudafricano Chad Le Clos è incredulo e felice, ci dice la MISNA. E non ha i tutti i torti: “(Chad) ha stentato a credere ai suoi occhi dopo aver toccato per primo il bordo vasca grazie a una potente rimonta negli ultimi 50 metri nei 200 farfalla. Le Clos ha battuto il suo idolo, lo statunitense Michael Phelps (“Mi sentivo come lui – ha detto ai giornalisti – nell’ultima vasca pensavo di essere Phelps”), usando per di più la sua stessa tattica”. E il titolo di questo post? Sono le sole parole uscite dalla bocca del “padre più fiero di tutta l’Olimpiade“, Bert Le Clos. Giornata strana, per l’Africa olimpica.